L’Indonesia ha chiesto il sostegno della comunità internazionale per far fronte alle conseguenze del terribile terremoto che l’ha devastata. Il numero delle vittime continua ad aumentare e i soccorritori non sono ancora riusciti a raggiungere tutte le regioni colpite. L’UNICEF Svizzera e Liechtenstein ha stanziato 200 000 franchi per gli aiuti d’emergenza.
46 000 bambini necessitano di aiuto
Dopo la catastrofe naturale abbattutasi il 28 settembre sulla costa occidentale dell’isola di Sulawesi, l’Indonesia ha chiesto il sostegno della comunità internazionale. Secondo le ultime stime, le vittime sarebbero 844, ma è tutt’ora impossibile determinare l’esatta portata del disastro. Le autorità temono che i morti possano essere migliaia. Mancano informazioni affidabili dalle regioni a nord di Palu, in particolare dalla reggenza di Donggala. I collegamenti telefonici sono saltati e le squadre di soccorritori non sono ancora riusciti a raggiungere queste aree. Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (OCHA), circa 200 000 abitanti di Sulawesi, tra cui 46 000 bambini, hanno urgente bisogno di aiuto.
Le operazioni di salvataggio sono state avviate, l’UNICEF è pronto a intervenire
Il terremoto e il conseguente tsunami hanno distrutto migliaia di abitazioni. Numerose famiglie hanno dunque bisogno di alloggi. I bambini che hanno perso i loro cari necessitano di assistenza, quelli smarriti devono essere ricongiunti con i loro genitori. In generale, serve urgentemente acqua potabile. L’UNICEF è sul posto pronto a intervenire. «Facciamo di tutto per soccorrere i bambini e le loro famiglie a Palu, Donggala e altre località sull’isola di Sulawesi, ma il fabbisogno di aiuti aumenta e l’urgenza non tende a calare», ha dichiarato Amanda Bissex, responsabile dell’UNICEF Indonesia.
L’UNICEF Svizzera e Liechtenstein ha urgente bisogno di donazioni
L’UNICEF Svizzera e Liechtenstein stanzia 200 000 franchi per gli aiuti d’emergenza. Serviranno tuttavia altri fondi per finanziare beni di prima necessità e dislocare i collaboratori nelle regioni più duramente colpite.
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