Si stima che nel mondo duecento milioni di ragazze e donne subiscano mutilazioni genitali. Si tratta di una pratica dolorosissima e molto pericolosa vietata nella maggior parte dei paesi, ma norme e tradizioni sono dure a morire. Da alcuni anni, però, si assiste a una presa di coscienza che va sfruttata e incoraggiata.
L’operato dell’UNICEF
Le mutilazioni genitali femminili comportano l’incisione o l’asportazione del prepuzio clitorideo oppure la rimozione totale o parziale delle grandi e delle piccole labbra per mezzo di coltelli, lamette, cocci e altri oggetti taglienti, spesso sporchi, sovente senza anestesia. L’igiene insufficiente e la tecnica inadeguata provocano regolarmente emorragie o infezioni spesso letali. Molte ragazze soffrono tutta la vita per le conseguenze di una mutilazione: dolori insopportabili durante i rapporti sessuali e le mestruazioni, sterilità e complicanze durante il parto, senza contare le ferite dell’anima.
La stragrande maggioranza delle vittime vive nell’Africa occidentale e nord-orientale dove, in alcune regioni, oltre il 90 per cento della popolazione femminile è mutilata. Per esempio, in Guinea, con un tasso che si aggira attorno al 95 per cento, quasi l’intera popolazione femminile tra i 15 e i 49 anni ha subìto una mutilazione genitale. La pratica è tuttavia diffusa anche in Medio Oriente e, attraverso i flussi migratori, non risparmia praticamente alcuna area geografica, Svizzera compresa.
Le mutilazioni genitali femminili sono una violazione dei diritti umani. Pur in presenza di divieti nella maggior parte dei paesi, norme sociali e tradizioni secolari sono sovente più forti del timore di una condanna. Da alcuni anni, però, si assiste a una presa di coscienza che si riflette anche nel numero di mutilazioni praticate.
L’operato dell’UNICEF
L’UNICEF si impegna in oltre venti paesi nella lotta alle mutilazioni genitali femminili. L’obiettivo principale è cambiare la percezione di tale pratica: i sondaggi dimostrano che molte mamme, pur rifiutando il rituale, mutilano comunque le figlie per non mettere a repentaglio lo stato sociale della famiglia. Tuttavia, più è alto il numero di ragazze a cui vengono risparmiate queste sofferenze, più saranno le famiglie che aderiscono al rifiuto della pratica.
L’UNICEF sostiene i governi nella formulazione di progetti di legge e organizza iniziative coordinate affinché le comunità possano esprimersi pubblicamente contro le mutilazioni genitali femminili. Queste operazioni mirano in particolare a informare, sensibilizzare e coinvolgere genitori, insegnanti, operatori sanitari, anziani e autorità spirituali.