L’UNICEF ha inviato materiale di prima necessità in India, tra cui tremila concentratori di ossigeno, test diagnostici, corredi medici e altri apparecchi, per aiutare il paese confrontato con una letale seconda ondata di Covid-19.
«Il Covid-19 ha messo in ginocchio il sistema sanitario indiano», spiega la dott.ssa Yasmin Ali Haque, rappresentante dell’UNICEF in India. «Urge intervenire per evitare altre tragiche morti. L’UNICEF ha fornito ossigeno e altri equipaggiamenti di assoluta necessità, ma vista la rapidissima diffusione dei contagi occorrerà fare molto di più.»
Con i concentratori di ossigeno, l’UNICEF ha messo a disposizione oltre cinquecento cannule nasali ad alto flusso e 85 apparecchi per il test RT-PCR. Sostiene inoltre la fornitura e l’installazione di venticinque impianti per l’ossigeno per ospedali nel Nordest e nello Stato del Maharashtra, e l’implementazione di più di settanta scanner termici in vari punti di ingresso del paese.
L’UNICEF assiste altresì il governo indiano affinché garantisca il funzionamento di importanti servizi per l’infanzia. Ha così messo a disposizione oltre 11 000 dispositivi di protezione per gli operatori a contatto con i bambini.
L’UNICEF offre inoltre consulenza tecnica a governo e partner per consentire a 12,3 milioni di scolari in diciassette Stati indiani di seguire le lezioni a distanza. Grazie a centri di apprendimento mobili, per esempio, 28 000 bimbi nel Bihar sprovvisti di materiale digitale hanno potuto continuare a studiare.
L’UNICEF necessita di 21 milioni di dollari per la fornitura urgente di altri test, materiale di consumo ed equipaggiamenti per l’ossigeno in India, e di oltre 50 milioni di dollari per interventi salvavita in tutti i settori nel quadro della pandemia.