In alcune regioni di conflitto, sono più numerosi i bambini che muoiono a causa di malattie riconducibili all’acqua contaminata che non per la violenza diretta. In occasione dell’odierna Giornata mondiale dell’acqua, l’UNICEF pubblica un rapporto con storie di notevole effetto.
I conflitti armati si ripercuotono sovente anche sull’approvvigionamento di acqua potabile. Le infrastrutture vengono danneggiate durante gli scontri, le interruzioni di corrente paralizzano le pompe idriche, nessuno si premura della manutenzione di vecchie condutture. Le condizioni sono drammatiche in particolare dove persone in fuga dalle violenze sono costrette ad ammassarsi in campi di fortuna.
È un dato di fatto che, nei conflitti che imperversano sull’arco di diversi anni, i minori di quindici anni che muoiono a causa di malattie diarroiche sono quasi tre volte più numerosi di quelli che perdono la vita per la violenza diretta. Tale proporzione è ancora più clamorosa tra i bimbi minori di cinque anni: i decessi provocati dall’acqua contaminata sono quasi venti volte di più di quelli riconducibili direttamente ai conflitti.
L’UNICEF interviene in alcune delle regioni più pericolose del pianeta per portare l’acqua potabile e infrastrutture sanitarie all’infanzia nel bisogno. Il rapporto «Water under Fire», pubblicato in occasione della Giornata mondiale dell’acqua, presenta esempi di tre paesi.