Sudan: Tote und verletzte Kinder nach verheerenden Angriffen

Mindestens 13 Kinder wurden Berichten zufolge am Freitag bei Luftangriffen in Al Kuma im sudanesischen Bundesstaat Nord-Darfur getötet und vier weitere verletzt. Die getöteten Kinder waren zwischen sechs und 17 Jahre alt. 

Ein verletztes Mädchen liegt auf einem Krankenhausbett.
Narmin liegt auf einem Krankenhausbett im Al Nau Krankenhaus in Khartum, wo sie wegen einer Verletzung behandelt wird. Das von UNICEF unterstützte Krankenhaus ist seit Beginn des Krieges in Betrieb und hat seine Türen auch dann nicht geschlossen, als der Konflikt die umliegenden Gebiete erreichte. Es dient als einzige pädiatrische Trauma-Station in der Region.

«Diese Angriffe auf Kinder sind inakzeptabel. Kinder haben in Kriegen und Bürgerkriegen nichts zu suchen, aber sie sind diejenigen, die am meisten unter dem anhaltenden Konflikt im Sudan leiden», sagte Sheldon Yett, UNICEF-Vertreter im Sudan. «Kinder sollten überall sicher sein, in ihren Häusern, Nachbarschaften und auf den Strassen.» 

Nach dem Angriff vom Freitag hat UNICEF weitere Berichte über getötete und verletzte Zivilisten bei Angriffen in Melit im Bundesstaat Nord-Darfur erhalten. Mehr als 150 Schulen und Krankenhäuser wurden seit dem Beginn des Konflikts angegriffen. Auch Gesundheitszentren, Wasserstellen und Marktplätze sind beschädigt oder zerstört worden. Im vergangenen Jahr verzeichnete der Sudan die höchste Anzahl schwerer Kinderrechtsverletzungen seit mehr als einem Jahrzehnt.

«Da der Konflikt unvermindert anhält, befürchten wir, dass sich dieses schreckliche Muster fortsetzen wird», so Yett. «Tausende von Kindern und Familien sind in Gebieten gefangen, die von Gewalt, Unsicherheit und mangelndem Schutz betroffen sind. Die anhaltende Gewalt und die Missachtung der Sicherheit und der Rechte von Kindern müssen aufhören.» 

UNICEF appelliert erneut an alle Konfliktparteien, ihren Verpflichtungen aus dem humanitären Völkerrecht nachzukommen und den Schutz der Kinder zu gewährleisten. 

UNICEF/WFP, accertata la carestia nel Darfur settentrionale

Sudan Hungersnot
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Dopo oltre 15 mesi di guerra in Sudan, una catastrofica combinazione di conflitto, sfollamento e limitazioni dell'accesso umanitario ha portato alla carestia in un campo che ospita centinaia di migliaia di sfollati nella regione sudanese del Darfur settentrionale.

La conclusione del Famine Review Committee (Comitato per l'esame della carestia – FRC), secondo cui nel campo di Zamzam è in atto una carestia, è la prima determinazione della carestia da parte del Comitato in più di sette anni e solo la terza volta che viene determinata una carestia da quando il sistema di monitoraggio è stato creato 20 anni fa. La FRC avverte che altre zone del Sudan rischiano la carestia senza un intervento concertato.

L'annuncio della carestia conferma i timori della comunità umanitaria e segue un'analisi dell'IPC di giugno che mostra un drammatico declino della sicurezza alimentare e nutrizionale, con 755.000 persone che si trovano ad affrontare condizioni catastrofiche di fame.

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Una crisi alimentare alimentata dal conflitto
L'UNICEF e il World Food Programme (WFP) hanno lanciato l'allarme sul rischio crescente per la popolazione del Sudan, in particolare per i bambini, se non si riusciranno a fornire aiuti urgenti alle comunità intrappolate nelle zone calde del conflitto, come Darfur, Khartoum, Kordofan e Al Jazirah. La situazione rimane critica in tutto il Paese e si stima che quest'anno 730.000 bambini soffriranno di malnutrizione acuta grave (SAM), la forma di malnutrizione più pericolosa per la vita.

Una dichiarazione di carestia significa che le persone, compresi i bambini, hanno già iniziato a morire di fame e di condizioni correlate, tra cui malnutrizione e infezioni. A differenza della crisi del Darfur di vent'anni fa, questa crisi di fame alimentata dal conflitto si estende a tutto il Paese, compresa la capitale Khartoum e lo Stato di Jazirah, in passato granaio del Sudan.

La grave limitazione dell'accesso umanitario è una delle principali cause delle condizioni di carestia in Zamzam. Sebbene a luglio l'UNICEF sia riuscito a consegnare a El Fasher scorte sufficienti di alimenti terapeutici pronti all'uso (RUTF) salvavita per curare circa 4.000 bambini gravemente malnutriti, compresa una dotazione per il campo di Zamzam, la continua mancanza di un accesso sicuro e duraturo fa sì che i bisogni rimangano enormi e che la capacità di consegnare forniture umanitarie sia imprevedibile.

Un urgente bisogno dell'accesso umanitario
"Abbiamo urgentemente bisogno di una massiccia espansione dell'accesso umanitario per poter fermare la carestia che ha preso piede nel Darfur settentrionale e impedire che si diffonda in tutto il Sudan. Le parti in conflitto devono togliere tutte le restrizioni e aprire nuove vie di rifornimento attraverso i confini e le linee di conflitto, in modo che le agenzie umanitarie possano raggiungere le comunità tagliate fuori con cibo e altri aiuti umanitari di cui hanno disperatamente bisogno", ha detto Cindy McCain, Direttrice Esecutiva del WFP. "Invito inoltre la comunità internazionale ad agire subito per garantire un cessate il fuoco in questo brutale conflitto e porre fine allo scivolamento del Sudan nella carestia. È l'unico modo per invertire una catastrofe umanitaria che sta destabilizzando questa intera regione africana”.

"Le notizie di ieri confermano alcuni dei nostri peggiori timori: la carestia che si sta verificando in alcune zone del Sudan sta infliggendo sofferenze inimmaginabili a bambini e famiglie che stanno già soffrendo per l'impatto di una guerra orribile", ha detto Catherine Russell, Direttrice Generale dell'UNICEF. "Questa è una carestia completamente causata dall'uomo. Chiediamo ancora una volta a tutte le parti di fornire al sistema umanitario un accesso sicuro e senza ostacoli ai bambini e alle famiglie in difficoltà. Dobbiamo poter utilizzare tutte le vie, attraverso le linee di conflitto e i confini. I bambini del Sudan non possono aspettare. Hanno bisogno di protezione, di servizi di base e soprattutto di un cessate il fuoco e della pace".

L'UNICEF e il WFP continuano a chiedere a tutte le parti in causa di garantire un accesso umanitario sicuro, senza ostacoli e prolungato, per consentire un'ulteriore espansione della risposta umanitaria e per permettere alle agenzie di effettuare le consegne in tempi rapidi.

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