Afghanistan: Sturzfluten bedrohen Wohlergehen von Kindern

UNICEF ruft zu verstärkten Investitionen in Katastrophenvorsorge und Klimaanpassung auf, da die jüngsten Überschwemmungen in Afghanistan als ernste Warnung vor zukünftigen Klimarisiken gewertet werden können.

Ein Junge sitzt vor seinem durch die Fluten zerstörten Haus.
Provinz Baghlan, Afghanistan: Der achtjährige Deen Mohammad sitzt dort, wo früher sein Haus stand. Die jüngsten Überschwemmungen im Norden Afghanistans haben das Zuhause seiner Familie, alle Lebensmittel und das Leben vieler seiner Freunde und Nachbarn zerstört. Allein in seinem Dorf starben mehr als 50 Menschen und 80 weitere wurden verletzt.

Zehntausende Kinder in Afghanistan sind nach wie vor von den anhaltenden Überschwemmungen betroffen – insbesondere in den nördlichen Provinzen Baghlan und Badakhshan sowie in der westlichen Provinz Ghor. Die jüngsten Fluten forderten knapp 350 Menschenleben, darunter mindestens ein Dutzend Kinder. Über 7800 Häuser wurden beschädigt oder zerstört und über 5000 Familien mussten ihre Häuser verlassen.

UNICEF transportierte sofort sauberes Wasser und verteilte Hygienesets mit Seife, Eimern, Kanistern, Zahnbürsten und mobilisierte zusätzlich Hygienepromotoren, um die Gemeinden über Händewaschen und eine sichere Wasserspeicherung aufzuklären. Darüber hinaus schickte UNICEF mobile Gesundheits- und Ernährungsteams, um Verletzte und Kranke zu behandeln, und verteilte warme Kleidung, Decken, Haushaltsgegenstände und Kochausrüstung an Familien, die ihr Hab und Gut verloren hatten. UNICEF stellte zudem sofortige Bargeldhilfe bereit, um Familien bei der Deckung ihrer Grundbedürfnisse zu unterstützen. 

Die jüngsten Wetterextreme in Afghanistan weisen alle Merkmale der sich verschärfenden Klimakrise auf – in einigen der betroffenen Gebiete herrschte im vergangenen Jahr Dürre. Berichten zufolge nehmen extreme Wetterereignisse innerhalb des Landes an Häufigkeit und Heftigkeit zu. Sie führen zum Verlust von Menschenleben und Existenzgrundlagen sowie zu erheblichen Schäden der Infrastruktur.

«Die internationale Gemeinschaft muss ihre Anstrengungen und Investitionen verdoppeln, um die Gemeinden dabei zu unterstützen, die Auswirkungen des Klimawandels auf die Kinder zu lindern und sich an diese anzupassen», sagte Dr. Tajudeen Oyewale, UNICEF-Vertreter in Afghanistan. «Gleichzeitig müssen sich UNICEF und die humanitäre Gemeinschaft auf eine neue Realität von klimabedingten Katastrophen vorbereiten. Die zunehmende Zahl und Schwere extremer Wetterereignisse wird es erforderlich machen, dass UNICEF und andere humanitäre Akteure mit noch schnelleren und umfassenderen humanitären Massnahmen eingreifen. Dies ist jedoch nur mit verstärkten Vorbereitungsmassnahmen möglich, wie z. B. einer gösseren Vorratshaltung von Hilfsgütern und einer besseren Koordinierung mit den Partnern.

«UNICEF muss sich gleichzeitig darauf konzentrieren, die Widerstandsfähigkeit der Gemeinschaften zu stärken, damit sie sich an Klima- und Umweltschocks anpassen können, um ihre Abhängigkeit von humanitärer Hilfe zu verringern.»

Auf dem UNICEF-Kinderklima-Risiko-Index 2021 liegt Afghanistan auf Platz 15 von 163 Ländern. Das bedeutet einerseits, dass Klima-, Umweltschocks und -stress im ganzen Land vorherrschen. Andererseits sind die Kinder in Afghanistan im Vergleich zu anderen Ländern weltweit besonders anfällig für deren Auswirkungen sind. Das Land selbst gehört zu denjenigen, die am wenigsten für die Entstehung des Problems verantwortlich sind. Im Gegensatz dazu sind die zehn Länder mit den höchsten CO2-Emissionen zusammen für fast 70 Prozent der weltweiten Emissionen verantwortlich.

«Starke Regenfälle sollten für die Kinder Afghanistans nicht gleich eine Katastrophe bedeuten», so Dr. Oyewale. «Wir müssen den besonderen Bedürfnissen der Kinder bei der Entscheidungsfindung Vorrang einräumen und diese Bedürfnisse jetzt angehen, um Kinder vor künftigen Katastrophen zu schützen und gleichzeitig in die Grundversorgung zu investieren, auf die sie angewiesen sind. UNICEF ist allen Partnern für ihre grosszügige Unterstützung dankbar, die es UNICEF Afghanistan ermöglicht, für Kinder und ihre Familien in Afghanistan zu sorgen.»

UNICEF/WFP, accertata la carestia nel Darfur settentrionale

Sudan Hungersnot
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Dopo oltre 15 mesi di guerra in Sudan, una catastrofica combinazione di conflitto, sfollamento e limitazioni dell'accesso umanitario ha portato alla carestia in un campo che ospita centinaia di migliaia di sfollati nella regione sudanese del Darfur settentrionale.

La conclusione del Famine Review Committee (Comitato per l'esame della carestia – FRC), secondo cui nel campo di Zamzam è in atto una carestia, è la prima determinazione della carestia da parte del Comitato in più di sette anni e solo la terza volta che viene determinata una carestia da quando il sistema di monitoraggio è stato creato 20 anni fa. La FRC avverte che altre zone del Sudan rischiano la carestia senza un intervento concertato.

L'annuncio della carestia conferma i timori della comunità umanitaria e segue un'analisi dell'IPC di giugno che mostra un drammatico declino della sicurezza alimentare e nutrizionale, con 755.000 persone che si trovano ad affrontare condizioni catastrofiche di fame.

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Una crisi alimentare alimentata dal conflitto
L'UNICEF e il World Food Programme (WFP) hanno lanciato l'allarme sul rischio crescente per la popolazione del Sudan, in particolare per i bambini, se non si riusciranno a fornire aiuti urgenti alle comunità intrappolate nelle zone calde del conflitto, come Darfur, Khartoum, Kordofan e Al Jazirah. La situazione rimane critica in tutto il Paese e si stima che quest'anno 730.000 bambini soffriranno di malnutrizione acuta grave (SAM), la forma di malnutrizione più pericolosa per la vita.

Una dichiarazione di carestia significa che le persone, compresi i bambini, hanno già iniziato a morire di fame e di condizioni correlate, tra cui malnutrizione e infezioni. A differenza della crisi del Darfur di vent'anni fa, questa crisi di fame alimentata dal conflitto si estende a tutto il Paese, compresa la capitale Khartoum e lo Stato di Jazirah, in passato granaio del Sudan.

La grave limitazione dell'accesso umanitario è una delle principali cause delle condizioni di carestia in Zamzam. Sebbene a luglio l'UNICEF sia riuscito a consegnare a El Fasher scorte sufficienti di alimenti terapeutici pronti all'uso (RUTF) salvavita per curare circa 4.000 bambini gravemente malnutriti, compresa una dotazione per il campo di Zamzam, la continua mancanza di un accesso sicuro e duraturo fa sì che i bisogni rimangano enormi e che la capacità di consegnare forniture umanitarie sia imprevedibile.

Un urgente bisogno dell'accesso umanitario
"Abbiamo urgentemente bisogno di una massiccia espansione dell'accesso umanitario per poter fermare la carestia che ha preso piede nel Darfur settentrionale e impedire che si diffonda in tutto il Sudan. Le parti in conflitto devono togliere tutte le restrizioni e aprire nuove vie di rifornimento attraverso i confini e le linee di conflitto, in modo che le agenzie umanitarie possano raggiungere le comunità tagliate fuori con cibo e altri aiuti umanitari di cui hanno disperatamente bisogno", ha detto Cindy McCain, Direttrice Esecutiva del WFP. "Invito inoltre la comunità internazionale ad agire subito per garantire un cessate il fuoco in questo brutale conflitto e porre fine allo scivolamento del Sudan nella carestia. È l'unico modo per invertire una catastrofe umanitaria che sta destabilizzando questa intera regione africana”.

"Le notizie di ieri confermano alcuni dei nostri peggiori timori: la carestia che si sta verificando in alcune zone del Sudan sta infliggendo sofferenze inimmaginabili a bambini e famiglie che stanno già soffrendo per l'impatto di una guerra orribile", ha detto Catherine Russell, Direttrice Generale dell'UNICEF. "Questa è una carestia completamente causata dall'uomo. Chiediamo ancora una volta a tutte le parti di fornire al sistema umanitario un accesso sicuro e senza ostacoli ai bambini e alle famiglie in difficoltà. Dobbiamo poter utilizzare tutte le vie, attraverso le linee di conflitto e i confini. I bambini del Sudan non possono aspettare. Hanno bisogno di protezione, di servizi di base e soprattutto di un cessate il fuoco e della pace".

L'UNICEF e il WFP continuano a chiedere a tutte le parti in causa di garantire un accesso umanitario sicuro, senza ostacoli e prolungato, per consentire un'ulteriore espansione della risposta umanitaria e per permettere alle agenzie di effettuare le consegne in tempi rapidi.

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