Dopo sei mesi, il Nepal non si è ancora ripreso dalle conseguenze dei devastanti terremoti del 25 aprile e del 12 maggio. Con l’inverno alle porte, la situazione rischia di precipitare, soprattutto nelle regioni rurali.
Secondo le stime dell’UNICEF, circa 400 000 persone di oltre 80 000 economie domestiche, tra cui un centinaio di migliaia di bambini, non sono sufficientemente attrezzate per l’inverno. Soprattutto le famiglie povere delle regioni discoste sono ancora alle prese con le gravi conseguenze degli scoscendimenti verificatisi durante la stagione dei monsoni.
La maggior parte degli alloggi di fortuna non è adatta ai rigori dell’inverno, l’approvvigionamento alimentare non è garantito e i rifornimenti di carburante dalla vicina India si sono praticamente interrotti.
L’infanzia rischia di dover trascorrere il rigido inverno nepalese al freddo, attanagliata da fame e malattie. 60 000 persone sono tuttora costrette a cercare riparo nei 120 rifugi per senzatetto, dove per lo meno beneficiano del sostegno dell’UNICEF. Servono urgentemente alloggi migliori, abiti caldi, coperte, dispositivi per scaldare e utensili per cucinare.
L’operato dell’UNICEF finora
Dal primo devastante terremoto, l’UNICEF è intervenuto soprattutto in favore degli 1,1 milioni di bambini delle quattordici regioni più colpite,
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mettendo a disposizione, in collaborazione con il governo nepalese e i suoi partner locali, tende, farmaci, articoli per l’igiene personale, materiale scolastico e giocattoli;
- fornendo acqua potabile e pastiglie per la purificazione a 650 000 persone. Con una campagna sull’importanza dell’acqua potabile e dell’igiene è stato inoltre possibile limitare la diffusione del colera;
- allestendo 22 rifugi d’emergenza per donne incinte e giovani madri, nei quali le ospiti possono partorire sotto controllo medico e occuparsi in un ambiente tranquillo dei piccoli;
- costruendo quasi 1400 classi provvisorie, in cui 135 000 allievi hanno ripreso a frequentare le lezioni. In totale, sono stati dispensati aiuti psicosociali a 158 000 bambini;
- prestando a 238 000 persone particolarmente bisognose aiuti d’emergenza sotto forma di un piccolo importo in contanti, in modo che potessero rifornirsi da sole dello stretto necessario.